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CURE PRIMARIE: è possibile l’ innovazione ?

La richiesta di innovazione e sviluppo delle cure primarie  utilizzando anche le tecnologie di comunicazione e la telemedicina è forte, ma la realizzazione di cambiamenti utili a migliorare l’ efficienza e la qualità di questo settore fondamentale della sanità pubblica  sembra lontana. Non mancano esempi extranazionali imitabili. L’ riorganizzazione delle cure territoriali per ora e siamo nel 2023, sembra lenta;  è difficile introdurre idee innovatrici: prevalgono elenchi e percentuali, carenze di personale, notizie ripetute sull’ affollamento dei servizi e le liste di attesa insopportabili, mancano risorse. I pronti soccorso degli ospedali  sono i servizi preferiti dagli utenti della sanità in caso di necessità: si tratta di un punto di riferimento unico e pertanto molto  affollato; l’ accesso ai pronti soccorso è spesso auto prescritto dal cittadino (codici bianchi). La descritta disponibilità delle case della salute o di comunità non ha per ora cambiato il trend: la loro apertura non è quella proclamata di 24 ore su 24: la giustificazione è la carenza di personale medico e infermieristico presente ormai da diversi anni. Complessivamente la qualità delle cure e dell’ assistenza nei setting extraospedalieri sembra modesta e inadeguata ai problemi che affliggono i cittadini.

Il risultato persistente è la difficoltà dell’ utente anche anziano di avere delle risposte agevoli ai suoi problemi insorti da poco oppure, più frequentemente, presenti cronicamente, a volte complicati da menomazioni e disabilità di variabile gravità.  L’ accreditamento dei servizi sanitari a disposizione dovrebbe essere in grado di precisare i punti deboli da migliorare con provvedimenti ad hoc.

Le soluzioni non sono facili anche perché il sistema è gravato da una burocrazia autoreferenziale che continua ad essere dominante e vincente. L’ insegnamento delle cure primarie dovrebbe avvenire in ambiente qualificato e non insistere su percorsi che già hanno dimostrato la loro modesta efficienza. Si veda come esempio formativo: https://www.phc.ox.ac.uk/study/undergraduate .

Alcuni importanti ospedali non italiani si sono dotati di Primary Care Center e di Primary centered medical homes attivi sul territorio come modello di cure primarie funzionanti ed efficaci. Si veda come esempio: https://www.brighamandwomens.org/primary-care-center   e   https://allgemeinmedizin.charite.de/en/institute/ .

La loro attività si qualifica utilizzando ampiamente  la comunicazione compresa la telemedicina e  la integrazione delle attività di vari servizi e competenze ; inoltre monitorizza i risultati ottenuti. Le tecnologie  consentono il rapido accesso alle competenze mediche richieste dal caso clinico singolo consentendo  così l’ integrazione delle cure del paziente.

I problemi burocratici sindacali e anche di legislazione sanitaria connessi a queste iniziative sono sicuramente  complessi, ma forse vale la pena di affrontarli anche perché sembrano migliorativi tenendo conto anche degli obiettivi di un azienda ospedaliera fortemente coinvolta nella formazioni di personale sanitario con diverse qualifiche e anche specializzato.  In Italia non esiste purtroppo la cartella clinica informatizzata la cui utilizzazione diffusa consentirebbe di creare banche dati fondamentali non solo per la doverosa ricerca clinica applicata, ma anche per fornire valutazioni  sui risultati e costi/benefici delle procedure attuate nella casistica considerata.

Si potrebbe nelle singole sedi universitarie con  corso di laurea di medicina e chirurgia  attivare un centro didattico di cure primarie in una casa della salute o di comunità già esistente: un laboratorio didattico formativo. Gli obiettivi sono molteplici:

  1. Primary care anche per la ricerca, la formazione dei medici e degli infermieri dei corsi di laurea;
  2. Sarà la sede dove si insegna anche praticamente la telemedicina: il centro sarà dotato di strumentazione idonea anche agli obiettivi didattici e formativi. Il Centro didattico farà riferimento al Fascicolo sanitario elettronico nella nuova edizione modificata.
  3. Il centro didattico opererà su una coorte di utenti di varia età, concordata con i Medici di famiglia interessati e con il servizio demografico della AUSL. La collaborazione del Dipartimento di cure primarie è fondamentale.
  4. Sono coinvolti i corsi di laurea di Medicina e chirurgia, Infermieristica, Fisioterapisti, ……… Si pensi anche alle attività professionalizzanti dei corsi di laurea che qui potrebbero svolgersi per affinare le competenze.
  5. Sono coinvolte le scuole di specializzazione dell’ area medica, Ginecologia e Ostetricia, Pediatria, Cardiologia…..
  6. Si potrà operare un confronto a distanza (ricerca) sui risultati ottenuti in un certo periodo sulla coorte afferente al Centro didattico e su un gruppo di controllo da individuare.
  7. Il problema dell’ età degli utenti : i grandi anziani(> 85 anni) hanno beneficio da cure ambulatoriali ? Ci sono alcune evidenze che il day hospital attivo e multidisciplinare potrebbe essere vantaggioso per gli anziani fragili.

 

Chi scrive è consapevole delle difficoltà che si incontrerebbero nella realizzazione di questo semplice e qualificato progetto per migliorare la qualità e l’efficacia delle cure primarie e anche il loro insegnamento  in quanto settore fondamentale della sanità.

 

 

 

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